Dott. Guido Fichera
Anche l'ultimo incontro S.I.A 2018 ha visto come protagonista un relatore di grande calibro: il Dottor Guido Fichera nel tema: "Malocclusioni nei pazienti bruxisti e disfunzionali, considerazioni cliniche in diagnosi e trattamento interdisciplinare".
Il relatore ha elencato le varie tipologie di malocclusione esistenti e le loro implicazioni patologiche per il paziente e terapeutiche per l'operatore. È stata, inoltre, sottolineata la distinzione tra malocclusione primaria e secondaria.
La riabilitazione protesica e l'ottenimento dell'occlusione desiderata non possono prescindere dall'analisi delle caratteristiche della sella edentula e dalla presenza eventuale di patologie dentali, quali carie, abrasioni, erosion, bruxismo, malattia parodontale.
Un'interessante parte della relazione è stata dedicata al bruxismo, considerato un fattore di rischio per i TMD e per la malocclusione, ai suoi criteri di diagnosi e a come approcciare il problema clinicamente.
Sono stati, inoltre, esposti numerosi casi di riabilitazione protesica risolti efficacemente grazie al supporto dell'ortodonzia.
L'approccio terapeutico nelle riabilitazione occlusali necessità di una corretta analisi delle forze e del cosiddetto "supporto posteriore".
Dopo una breve pausa si è parlato di diversi casi clinici che hanno attirato l'attenzione della platea per i successi ottenuti in seguito ad adeguati piani di trattamento multidisciplinari.
In conclusione l'occlusione risulta una problematica solo se associata ad altri fattori come il bruxismo, da sola non giustifica invece un trattamento irreversibile. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Il relatore ha elencato le varie tipologie di malocclusione esistenti e le loro implicazioni patologiche per il paziente e terapeutiche per l'operatore. È stata, inoltre, sottolineata la distinzione tra malocclusione primaria e secondaria.
La riabilitazione protesica e l'ottenimento dell'occlusione desiderata non possono prescindere dall'analisi delle caratteristiche della sella edentula e dalla presenza eventuale di patologie dentali, quali carie, abrasioni, erosion, bruxismo, malattia parodontale.
Un'interessante parte della relazione è stata dedicata al bruxismo, considerato un fattore di rischio per i TMD e per la malocclusione, ai suoi criteri di diagnosi e a come approcciare il problema clinicamente.
Sono stati, inoltre, esposti numerosi casi di riabilitazione protesica risolti efficacemente grazie al supporto dell'ortodonzia.
L'approccio terapeutico nelle riabilitazione occlusali necessità di una corretta analisi delle forze e del cosiddetto "supporto posteriore".
Dopo una breve pausa si è parlato di diversi casi clinici che hanno attirato l'attenzione della platea per i successi ottenuti in seguito ad adeguati piani di trattamento multidisciplinari.
In conclusione l'occlusione risulta una problematica solo se associata ad altri fattori come il bruxismo, da sola non giustifica invece un trattamento irreversibile. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Congresso SIA 2018
Il congresso nazionale S.I.A dal titolo "Protesicamente" ha avuto l'onore di ospitare relatori di grande fama che hanno sottolineato il connubio odontoiatra odontotecnico.
Nella prima giornata è stato il Dr Edoardo Foce a esordire parlando di preparazioni protesiche.
Il relatore ha esposto in maniera precisa e didascalica la classificazione delle diverse preparazioni, distinguendole innanzitutto tra orizzontali e verticali.
Le prime sono caratterizzate da una Finiscing line, sono definite da un angolo e necessitano della rilevazione dell'oltre preparazione.
Nel secondo caso, anche detta vertical edgless preparation, ci si basa sul principio del cono morse tipico delle corone telescopiche, la chiusura avviene su un'area protesicamente fruibile ma priva di angolo di transizione e pertanto non fresomorfa.
L'esposizione si è poi concentrata maggiormente sulla preparazione verticale applicata a casi clinici frequenti. Ne sono state approfondite le diverse implicazioni biologiche, parodontali, tecniche funzionali ed estetiche al fine di ottimizzare il successo protesico. Il relatore ha infine dedicato parte della relazione alla preparazione verticale chirurgica.
Successivamente l'odontotecnico Roberto Bonfiglioli ha parlato di quelle che sono le caratteristiche del margine protesico sia dal punto di vista estetico che strutturale sottolineando come ci siano requisiti indispensabili per il successo. Sono stati analizzati anche quelli che sono svantaggi e vantaggi della preparazione orizzontale e verticale.
Stimolando la platea con numerosi casi clinici e consigli utili dati dalla grande esperienza del relatore, sono stati valutati i materiali utilizzati quotidianamente nei laboratori odontotecnici come disilicato di litio, metallo ceramica e zirconia.
A introdurre la seconda giornata congressuale due relatori di grande calibro, il Dr Flavio Tura e l'Odt. Paolo Smaniotto, ci hanno parlato di un tema di grande attualità: riabilitazioni protesiche in zirconia-ceramica.
Questi materiali non metallici, bioinerti e policristallini hanno proprietà meccaniche, tribologiche e ottiche innovative. Nonostante si distinguano dai metalli tradizionali e si proiettino verso un orizzonte più moderno, il loro impiego clinico rimane incentrato sull'ottenimento della funzione masticatoria, della stabilità, del dinamismo occlusale e dell'estetica. Dopo una parte generale incentrata sui materiali più adatti alle varie situazioni cliniche, i relatori ci hanno illustrato interessanti casi clinici, sia nelle fasi di studio che in quelle di laboratorio.
Sono state svelate tecniche di stratificazione della ceramica e di rifinitura o ancora d'infiltrazione a pressione associata allo spessore del materiale. Tutti consigli preziosi per perseguire l'"obiettivo naturalezza" e ottenere un successo protesico di lunga durata.Dopo il break abbiamo proseguito con un altro relatore di livello, il Dr. Attilio Somella, che ci ha parlato di un ulteriore grande tema protesico: l'adesione.
È stata trasmesso al pubblico in sala il nuovo protocollo clinico-tecnico nella realizzazione delle faccette estetiche. Tra gli argomenti svolti vi è la tecnica di riduzione calibrata, una procedura che sfata il mito delle tradizionali frese calibrate a favore di "marcatori di profondità" al fine di rispettare lo smalto e la naturale curvatura degli elementi dentali.
Inoltre si è parlato della preparazione geometrica autocentrante, un nuovo disegno di preparazione ispirato al modello butt joint che ottimizza la precisione della cementazione, evitando basculamenti.
Infine è stata illustrata la tecnica d'impronta analogica modificata con matrice metallica, studiata per ovviare a situazioni cliniche, come casi di diastemi molto accentuati, in cui non risulta possibile impiegare l'impronta digitale.
L'ultima esposizione della mattinata ha visto protagonisti il Dr. Riccardo Scaringi e l'Odt. Romeo Pascetta, i quali hanno parlato di CAD CAM e dei limiti e dei benefici attuali nell'odontoiatria digitale.
La risoluzione del caso clinico attraverso il flusso digitale non può prescindere dallo studio clinico, dalla fase del wax up, dalla pianificazione clinica, dall'analisi radiografica e infine dalla progettazione e realizzazione clinica. Nella descrizione di queste fasi il relatore ha confrontato la metodica digitale passo passo con quella analogica, al fine di scegliere consapevolmente il "vecchio" e il "nuovo", ma anche di saperli integrare in maniera critica.
Nella seconda parte della relazione l'effettiva applicabilita' di questi concetti digitali è stata discussa da un punto di vista prettamente odontotecnico, attraverso le fasi di laboratorio. Si è quindi cercato di creare un protocollo che dia garanzie a livello strutturale ed estetico e si é valutata la ritenzione meccanica e i vari accorgimenti che la garantiscono.
Attraverso immagini esemplificative e l'esposizione d'interessante casi clinici su impianti e su denti natutali, i relatori hanno in definitiva cercato di rispondere a un quesito che spesso il clinico si pone : è davvero possibile e predicibile l'impiego del cosiddetto "Full digital workflow" nell'odontoiatria di oggi?.
Nel pomeriggio il Dottor Ezio Bruna ha trattato il tema "Come prevenire e trattare le complicanze implanto- protesiche". Sono stati analizzati diverse complicanze sia di tipo estetico, che nella gestione dei materiali, nella presa dell'impronta o di tipo fonetico. Inoltre si è parlato di morsicamento determinato dall'overjet degli elementi inferiori e dello svitamento implantare. Nella carrellata di complicanze sono stati suggeriti alla platea accorgimenti ed evidenze scientifiche che possono prevenire successive problematiche. Infine il. Dr. Pongione Giancarlo nel tema "La metallo ceramica:quando rappresenta ancora il gold standard?". Si è inizialmente discusso sulla necessità di preparare o meno un elemento e sulla protezione pulpare, nel caso fosse necessario, prima di ricostruire un elemento. Attraverso numerosi casi clinici sono state analizzate diverse problematiche, dalle fratture traumatiche, all'allineamento degli zenit gengivali, ai casi più complessi attraverso differenti approcci possibili.
Inoltre si è parlato di come il work flow digitale abbia cambiato l'approccio con il paziente anche con l'utilizzo dello smile design.
Nel trattamento dei vari casi si deve lavorare con la teoria delle 3 h "head hands heart", questo approccio sarà fondamentale per il successo del trattamento e della professione. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Nella prima giornata è stato il Dr Edoardo Foce a esordire parlando di preparazioni protesiche.
Il relatore ha esposto in maniera precisa e didascalica la classificazione delle diverse preparazioni, distinguendole innanzitutto tra orizzontali e verticali.
Le prime sono caratterizzate da una Finiscing line, sono definite da un angolo e necessitano della rilevazione dell'oltre preparazione.
Nel secondo caso, anche detta vertical edgless preparation, ci si basa sul principio del cono morse tipico delle corone telescopiche, la chiusura avviene su un'area protesicamente fruibile ma priva di angolo di transizione e pertanto non fresomorfa.
L'esposizione si è poi concentrata maggiormente sulla preparazione verticale applicata a casi clinici frequenti. Ne sono state approfondite le diverse implicazioni biologiche, parodontali, tecniche funzionali ed estetiche al fine di ottimizzare il successo protesico. Il relatore ha infine dedicato parte della relazione alla preparazione verticale chirurgica.
Successivamente l'odontotecnico Roberto Bonfiglioli ha parlato di quelle che sono le caratteristiche del margine protesico sia dal punto di vista estetico che strutturale sottolineando come ci siano requisiti indispensabili per il successo. Sono stati analizzati anche quelli che sono svantaggi e vantaggi della preparazione orizzontale e verticale.
Stimolando la platea con numerosi casi clinici e consigli utili dati dalla grande esperienza del relatore, sono stati valutati i materiali utilizzati quotidianamente nei laboratori odontotecnici come disilicato di litio, metallo ceramica e zirconia.
A introdurre la seconda giornata congressuale due relatori di grande calibro, il Dr Flavio Tura e l'Odt. Paolo Smaniotto, ci hanno parlato di un tema di grande attualità: riabilitazioni protesiche in zirconia-ceramica.
Questi materiali non metallici, bioinerti e policristallini hanno proprietà meccaniche, tribologiche e ottiche innovative. Nonostante si distinguano dai metalli tradizionali e si proiettino verso un orizzonte più moderno, il loro impiego clinico rimane incentrato sull'ottenimento della funzione masticatoria, della stabilità, del dinamismo occlusale e dell'estetica. Dopo una parte generale incentrata sui materiali più adatti alle varie situazioni cliniche, i relatori ci hanno illustrato interessanti casi clinici, sia nelle fasi di studio che in quelle di laboratorio.
Sono state svelate tecniche di stratificazione della ceramica e di rifinitura o ancora d'infiltrazione a pressione associata allo spessore del materiale. Tutti consigli preziosi per perseguire l'"obiettivo naturalezza" e ottenere un successo protesico di lunga durata.Dopo il break abbiamo proseguito con un altro relatore di livello, il Dr. Attilio Somella, che ci ha parlato di un ulteriore grande tema protesico: l'adesione.
È stata trasmesso al pubblico in sala il nuovo protocollo clinico-tecnico nella realizzazione delle faccette estetiche. Tra gli argomenti svolti vi è la tecnica di riduzione calibrata, una procedura che sfata il mito delle tradizionali frese calibrate a favore di "marcatori di profondità" al fine di rispettare lo smalto e la naturale curvatura degli elementi dentali.
Inoltre si è parlato della preparazione geometrica autocentrante, un nuovo disegno di preparazione ispirato al modello butt joint che ottimizza la precisione della cementazione, evitando basculamenti.
Infine è stata illustrata la tecnica d'impronta analogica modificata con matrice metallica, studiata per ovviare a situazioni cliniche, come casi di diastemi molto accentuati, in cui non risulta possibile impiegare l'impronta digitale.
L'ultima esposizione della mattinata ha visto protagonisti il Dr. Riccardo Scaringi e l'Odt. Romeo Pascetta, i quali hanno parlato di CAD CAM e dei limiti e dei benefici attuali nell'odontoiatria digitale.
La risoluzione del caso clinico attraverso il flusso digitale non può prescindere dallo studio clinico, dalla fase del wax up, dalla pianificazione clinica, dall'analisi radiografica e infine dalla progettazione e realizzazione clinica. Nella descrizione di queste fasi il relatore ha confrontato la metodica digitale passo passo con quella analogica, al fine di scegliere consapevolmente il "vecchio" e il "nuovo", ma anche di saperli integrare in maniera critica.
Nella seconda parte della relazione l'effettiva applicabilita' di questi concetti digitali è stata discussa da un punto di vista prettamente odontotecnico, attraverso le fasi di laboratorio. Si è quindi cercato di creare un protocollo che dia garanzie a livello strutturale ed estetico e si é valutata la ritenzione meccanica e i vari accorgimenti che la garantiscono.
Attraverso immagini esemplificative e l'esposizione d'interessante casi clinici su impianti e su denti natutali, i relatori hanno in definitiva cercato di rispondere a un quesito che spesso il clinico si pone : è davvero possibile e predicibile l'impiego del cosiddetto "Full digital workflow" nell'odontoiatria di oggi?.
Nel pomeriggio il Dottor Ezio Bruna ha trattato il tema "Come prevenire e trattare le complicanze implanto- protesiche". Sono stati analizzati diverse complicanze sia di tipo estetico, che nella gestione dei materiali, nella presa dell'impronta o di tipo fonetico. Inoltre si è parlato di morsicamento determinato dall'overjet degli elementi inferiori e dello svitamento implantare. Nella carrellata di complicanze sono stati suggeriti alla platea accorgimenti ed evidenze scientifiche che possono prevenire successive problematiche. Infine il. Dr. Pongione Giancarlo nel tema "La metallo ceramica:quando rappresenta ancora il gold standard?". Si è inizialmente discusso sulla necessità di preparare o meno un elemento e sulla protezione pulpare, nel caso fosse necessario, prima di ricostruire un elemento. Attraverso numerosi casi clinici sono state analizzate diverse problematiche, dalle fratture traumatiche, all'allineamento degli zenit gengivali, ai casi più complessi attraverso differenti approcci possibili.
Inoltre si è parlato di come il work flow digitale abbia cambiato l'approccio con il paziente anche con l'utilizzo dello smile design.
Nel trattamento dei vari casi si deve lavorare con la teoria delle 3 h "head hands heart", questo approccio sarà fondamentale per il successo del trattamento e della professione. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Matteo Capelli
La serata S.I.A. del giorno 11 ottobre 2018 ha visto come protagonista il Dottor Matteo Capelli nel tema "L'impianto post-estrattivo immediato: analisi dei fattori di rischio".
Inizialmente sono stati citati alcuni fattori chiave per il successo implantare tra cui la selezione del paziente, il posizionamento implantare, le tecniche rigenerative adeguate e una appropriata riabilitazione protesica.
Sono stati valutati vantaggi e svantaggi di impianti post estrattivi immediati, impianti con inserimento dilazionato o ritardato e attraverso alcuni studi si sono comparate le varie tipologie.
Sono stati analizzati, passo dopo passo, quelli che sono i fattori di rischio che determinano un insuccesso del trattamento nel caso di impianto immediato: volumi ossei perimplantari, stabilità dei tessuti molli intorno all'impianto e malposizionamento implantare.
È stata sottilianeata l'importanza di valutare il volume osseo evidenziando che per il settore anteriore, soprattutto nella porzione vestibolare, i volumi sono ridotti.
Inotre si sono analizzate i vari tipi di deiscenze e quelle che sono le opzioni per rigenerare il difetto.
Dopo un breve break si è parlato di alcune accortezze da adottare in caso di condizioni anatomiche non favorevoli come possono essere ad esempio la presenza di setti o di seni mascellari bassi.
Infine si è posta l'attenzione della platea su diversi casi dove si è inserito un innesto sia intralveolare che extralveolare al fine di garantire la stabilità implantare. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Inizialmente sono stati citati alcuni fattori chiave per il successo implantare tra cui la selezione del paziente, il posizionamento implantare, le tecniche rigenerative adeguate e una appropriata riabilitazione protesica.
Sono stati valutati vantaggi e svantaggi di impianti post estrattivi immediati, impianti con inserimento dilazionato o ritardato e attraverso alcuni studi si sono comparate le varie tipologie.
Sono stati analizzati, passo dopo passo, quelli che sono i fattori di rischio che determinano un insuccesso del trattamento nel caso di impianto immediato: volumi ossei perimplantari, stabilità dei tessuti molli intorno all'impianto e malposizionamento implantare.
È stata sottilianeata l'importanza di valutare il volume osseo evidenziando che per il settore anteriore, soprattutto nella porzione vestibolare, i volumi sono ridotti.
Inotre si sono analizzate i vari tipi di deiscenze e quelle che sono le opzioni per rigenerare il difetto.
Dopo un breve break si è parlato di alcune accortezze da adottare in caso di condizioni anatomiche non favorevoli come possono essere ad esempio la presenza di setti o di seni mascellari bassi.
Infine si è posta l'attenzione della platea su diversi casi dove si è inserito un innesto sia intralveolare che extralveolare al fine di garantire la stabilità implantare. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Giulio Rasperini
Un parodontologo di grande fama, il Dott. Giulio Rasperini ci ha permesso anche questa sera di affrontare un tema di estremo interesse clinico: la gestione dei settori estetici nei pazienti con malattia parodontale. Nell'iter diagnostico un ruolo fondamentale, ancor prima delle radiografie endorali, è assunto dal sondaggio e dalla registrazione dei parametri parodontali nella cartella omonima. La gestione del paziente parodontale non può esulare dalla collaborazione tra odontoiatra e igienista dentale, e consiste in primo luogo nella terapia non chirurgica. Accanto agli ultrasuoni, bisogna avvalersi di strumenti manuali efficienti, per disgregare il biofilm, preservando i tessuti molli ed evitare retrazioni antiestetiche. Quando necessario, infine, associare una corretta terapia antibiotica. La terapia non chirurgica dev'essere seguita da rivalutazione e follow up. Si dovrebbe, invece, ricorrere alla chirurgia parodontale solo in caso di tasche profonde recidivanti; sono stati illustrati in merito anche alcuni interessanti interventi. Il Dott. Rasperini ha dedicato parte della relazione anche alla riabilitazione implantare del paziente parodontale, servendosi di esplicative immagini di chirurgia rigenerativa.
Infine è stato sottolineato come la parodontologia non possa prescindere da altre discipline come la protesi, l'ortodonzia e la conservativa, per una gestione vincente dei settori estetici. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Infine è stato sottolineato come la parodontologia non possa prescindere da altre discipline come la protesi, l'ortodonzia e la conservativa, per una gestione vincente dei settori estetici. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Carlo Clauser
La serata S.I.A del 14 giugno 2018 ha visto come protagonista il Dottor Carlo Clauser nel tema "Il controllo del dolore peri-operatorio".
Davanti ad una platea partecipe e numerosa si è parlato di dolore, in quanto meccanismo più efficace di autodifesa e della sua classificazione numerica in lieve, moderato e intenso, utile nel nostro campo.
Si è affrontato il tema delle alveoliti, rischio frequente nella chirurgia degli ottavi, e di quelli che sono i consigli post chirurgia e gli eventuali antidolorifici da prescrivere al paziente.
Per poter prevenire e gestire al meglio il dolore postoperatorio è necessario sia conoscere i principi di fisiopatologia del dolore, che di farmacologia delle sostanze analgesiche, sia avere un approccio sequenziale e multimediale per garantire un equilibrio tra il controllo del dolore e gli effetti indesiderati. La fisiopatologia del dolore si basa attualmente su un modello a 4 fasi: trasduzione, trasmissione, elaborazione, modulazione.
Nella seconda parte della serata si è parlato di quelli che sono gli analgesici più utilizzati ovvero i Fans, il paracetamolo e alcuni oppioidi. È stata provata l'efficacia della somministrazione pre operatoria di alcuni farmaci, che permette di ridurre l’intensità del dolore post intervento e l'eventuale necessità di far ricorso agli oppioidi. Infine, si è sottolineato come i farmaci analgesici possono essere affiancati da altri farmaci, l'importante è dare una terapia al paziente con orari fissi al fine di prevenire il rischio di sovradosaggi. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Davanti ad una platea partecipe e numerosa si è parlato di dolore, in quanto meccanismo più efficace di autodifesa e della sua classificazione numerica in lieve, moderato e intenso, utile nel nostro campo.
Si è affrontato il tema delle alveoliti, rischio frequente nella chirurgia degli ottavi, e di quelli che sono i consigli post chirurgia e gli eventuali antidolorifici da prescrivere al paziente.
Per poter prevenire e gestire al meglio il dolore postoperatorio è necessario sia conoscere i principi di fisiopatologia del dolore, che di farmacologia delle sostanze analgesiche, sia avere un approccio sequenziale e multimediale per garantire un equilibrio tra il controllo del dolore e gli effetti indesiderati. La fisiopatologia del dolore si basa attualmente su un modello a 4 fasi: trasduzione, trasmissione, elaborazione, modulazione.
Nella seconda parte della serata si è parlato di quelli che sono gli analgesici più utilizzati ovvero i Fans, il paracetamolo e alcuni oppioidi. È stata provata l'efficacia della somministrazione pre operatoria di alcuni farmaci, che permette di ridurre l’intensità del dolore post intervento e l'eventuale necessità di far ricorso agli oppioidi. Infine, si è sottolineato come i farmaci analgesici possono essere affiancati da altri farmaci, l'importante è dare una terapia al paziente con orari fissi al fine di prevenire il rischio di sovradosaggi. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Riccardo Becciani
La sera S.I.A del mese di maggio ha visto come protagonista il Dottor Riccardo Becciani nel tema" Percorsi adesivi pratici: THINK ADHESIVE". Attraverso un interessante excursus di casi clinici si è parlato di restauri posteriori diretti, dell'importanza della conservazione del residuo cervicale di smalto e dellla gestione di cavità profonde attraverso il trattamento della dentina "affected". Successivamente si sono analizzati i restauri diretti anteriori, l'utilizzo delle mascherine guida nella stratificazione dei materiali da restauro e vari consigli per la gestione della zona interprossimale.Dopo una breve pausa si sono analizzate le accortezze da mettere in pratica al fine di evitare la frattura del restauro e del moncone stesso sia nella scelta del materiale di utilizzo sia nella valutazione della dentina e dello smalto residui. La platea è stata invitata a ragionare sempre in maniera critica e a conoscere al meglio le potenzialità e l'efficacia delle tecniche adesive, le quali garantiscono un approccio innovativo e meno invasivo . Nel finale sono stati mostrati in sala casi clinici più complessi di riabilitazioni rappresentando quelli che sono i vari passaggi che portano al successo estetico e funzionale. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Massimo Simion
Anche per il quarto dei nostri incontri non potevamo risparmiarci un nome importante come quello del Prof. M. Simion, che ci ha parlato di "Superfici implantari e perimplantiti"
Dagli anni 80, in cui fu introdotto il famoso sistema Branemark, si e' passati all'epoca d'oro degli impianti macchinati, fino agli anni 2000 con il passaggio alle superfici implantari attive.
Attraverso l'esposizione di casi clinici personali e interessanti studi retrospettivi, il relatore ha mostrato la scarsa incidenza di perimplantite a livello degli impianti "turned". La stabilita' ossea degli impianti macchinati e' stata dimostrata anche in casi di rialzi verticali complessi.
Si è dimostrato che gli impianti rugosi usati oggi sono migliori nell'ottica dell'osteointegrazione, ma qualora la superficie rugosa venga esposta al di fuori della compagine ossea risultano piu' predisposti alla contaminazione batterica e a rischio di perimplantite.
Dopo aver dato suggerimenti per affrontare le prospettive future, il relatore ha dedicato la parte finale dell'incontro ad un altro excursus di casi di rigenerazione ossea, argomento a lui particolarmente caro, dato che lo si puo' considerare uno dei padri fondatori della GBR. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dagli anni 80, in cui fu introdotto il famoso sistema Branemark, si e' passati all'epoca d'oro degli impianti macchinati, fino agli anni 2000 con il passaggio alle superfici implantari attive.
Attraverso l'esposizione di casi clinici personali e interessanti studi retrospettivi, il relatore ha mostrato la scarsa incidenza di perimplantite a livello degli impianti "turned". La stabilita' ossea degli impianti macchinati e' stata dimostrata anche in casi di rialzi verticali complessi.
Si è dimostrato che gli impianti rugosi usati oggi sono migliori nell'ottica dell'osteointegrazione, ma qualora la superficie rugosa venga esposta al di fuori della compagine ossea risultano piu' predisposti alla contaminazione batterica e a rischio di perimplantite.
Dopo aver dato suggerimenti per affrontare le prospettive future, il relatore ha dedicato la parte finale dell'incontro ad un altro excursus di casi di rigenerazione ossea, argomento a lui particolarmente caro, dato che lo si puo' considerare uno dei padri fondatori della GBR. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Aniello Mollo
La terza serata Sia ha visto come protagonista il Dottor Aniello Mollo nel tema " Le lesioni endo-parodontali".
Dopo una breve introduzione sul concetto di salute dell'elemento dentario si è subito portata l'attenzione della platea sulle differenti lesioni endodontiche e parodontali, sulla possibile confluenza e sui meccanismi ezio-patogenetici.
Le lesioni endo parodontali risultano difficili da valutare e in questi casi bisogna sempre domandarsi se sia la patologia pulpare ad influenzare il tessuto parodontale o se sia la malattia parodontale ad influire sulla vitalità della polpa dell'elemento dentario.
Si è sottolineato come una corretta diagnosi sia fondamentale per un'adeguata
terapia al fine di evitare un trattamento non necessario o addirittura nocivo per il nostro paziente.
Attraverso numerosi casi clinici e l'analisi della letteratura pubblicata, si sono valutati i segni e i sintomi delle differenti lesioni sia dal punto di vista clinico che radiografico.
Infine è stato affrontato il tema della sequenza operativa, la quale comprende un imprescindibile sondaggio parodontale, una radiografia endoralale e il test di vitalità pulpare al fine di eseguire o una terapia endodontica o parodontale o entrambi dopo un periodo di osservazione dell'elemento interessato. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dopo una breve introduzione sul concetto di salute dell'elemento dentario si è subito portata l'attenzione della platea sulle differenti lesioni endodontiche e parodontali, sulla possibile confluenza e sui meccanismi ezio-patogenetici.
Le lesioni endo parodontali risultano difficili da valutare e in questi casi bisogna sempre domandarsi se sia la patologia pulpare ad influenzare il tessuto parodontale o se sia la malattia parodontale ad influire sulla vitalità della polpa dell'elemento dentario.
Si è sottolineato come una corretta diagnosi sia fondamentale per un'adeguata
terapia al fine di evitare un trattamento non necessario o addirittura nocivo per il nostro paziente.
Attraverso numerosi casi clinici e l'analisi della letteratura pubblicata, si sono valutati i segni e i sintomi delle differenti lesioni sia dal punto di vista clinico che radiografico.
Infine è stato affrontato il tema della sequenza operativa, la quale comprende un imprescindibile sondaggio parodontale, una radiografia endoralale e il test di vitalità pulpare al fine di eseguire o una terapia endodontica o parodontale o entrambi dopo un periodo di osservazione dell'elemento interessato. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Cristiano Tomasi
Anche il nostro secondo incontro S.I.A., presieduto dal Dottor Cristiano Tomasi, ha attirato una numerosa platea ricca di odontoiatri e igienisti grazie all'interessante tema: "Protocolli operativi nella terapia della parodontite".
Si è evidenziato come l'approccio ad un qualsiasi paziente debba iniziare dall'anamnesi, dalla storia e dallo screening per la malattia parodontale, neoplastica e cariosa. Il relatore ha sottolineato l'imprescindibilita' della sonda parodontale nella prima visita, grazie alla quale e' possibile selezionare i pazienti parodontali che meritano un approfondimento mediante cartella parodontale dedicata.
Successivamente alla diagnosi si è parlato della terapia non chirurgica e dei suoi capisaldi: scompaginamento meccanico del biofilm sopra e sottogengivale, motivazione e istruzione all'igiene, e mantenimento nel lungo periodo.
Nella motivazione del paziente è stata sottolineata l'importanza dell'utilizzo del rivelatore di placca per far sì che il paziente possa notare l'accumulo di batteri e per dimostrare la difficoltà reale nella rimozione dello stesso. Infine sono stati approfonditi e commentati differenti studi e i relativi risultati riportati dalla letteratura anche in merito ai protocolli farmacologici. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Si è evidenziato come l'approccio ad un qualsiasi paziente debba iniziare dall'anamnesi, dalla storia e dallo screening per la malattia parodontale, neoplastica e cariosa. Il relatore ha sottolineato l'imprescindibilita' della sonda parodontale nella prima visita, grazie alla quale e' possibile selezionare i pazienti parodontali che meritano un approfondimento mediante cartella parodontale dedicata.
Successivamente alla diagnosi si è parlato della terapia non chirurgica e dei suoi capisaldi: scompaginamento meccanico del biofilm sopra e sottogengivale, motivazione e istruzione all'igiene, e mantenimento nel lungo periodo.
Nella motivazione del paziente è stata sottolineata l'importanza dell'utilizzo del rivelatore di placca per far sì che il paziente possa notare l'accumulo di batteri e per dimostrare la difficoltà reale nella rimozione dello stesso. Infine sono stati approfonditi e commentati differenti studi e i relativi risultati riportati dalla letteratura anche in merito ai protocolli farmacologici. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)
Dott. Corrado Lagona
Inaugurando egregiamente il calendario Sia 2018, il Dottor Corrado Lagona ha esposto un tema di grandissima attualita': “Da Studio Dentistico a Brand Odontoiatrico. Come trasformare un’attività indifferenziata in un marchio riconoscibile (sia a livello locale che nazionale)”. Proprio in questi ultimi anni in cui la "battaglia alla concorrenza" fa da padrona, il concetto di brand positioning si rivela d'estrema importanza, non solo per vincere nel mercato ma, soprattutto, per distinguerci agli occhi del paziente. Dopo aver discusso la differenza tra i concetti di management e marketing, il relatore ha illustrato in maniera accattivante quattro capisaldi: brand, marketing strategico, direct marketing e copy writing. Sono inoltre state fornite alla platea preziose strategie pratiche per emergere dalla massa dei "dentisti medi" e imporre una propria identità professionale ben riconoscibile. In conclusione si è posta l'attenzione su un concetto fondamentale per il successo: la nostra professionalità dev'essere sempre supportata da un servizio e da una prestazione odontoiatrica di qualita' per il nostro paziente. (Francesca Delucchi e Valeria Villaricca)